Gli psicofarmaci producono alcune modificazioni nella neurotrasmissione (mediata da serotonina, dopamina, noradrenalina, etc.).
Sono state sviluppate le attuali classi di farmaci impiegati dalla metà del secolo scorso, nell’ambito di pochi decenni, sulla base di:
1) osservazioni di effetti psichici, spesso casuali, di trattamenti sperimentali o per obiettivi diversi dai disturbi mentali (v. sali di litio);
2) da convinzioni teoriche che si sono tradotte in modalità operative conseguenti.
Sono farmaci che, pur non agendo sulla causa prima del disturbo (eziologia), non sono nemmeno da considerarsi sintomatici, bensì agenti sulla patogenesi (il meccanismo alla base della produzione del disturbo), come il cortisone nell’artrite reumatoide e l’insulina nel diabete.
Oggi disponiamo di una vasta gamma di sostanze, di solito ben tollerate, tali da poter individualizzare le terapie per il caso specifico.
Anche alcuni integratori alimentari (Omega 3, etc.) possono affiancarsi con profitto alle terapie di base.